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Io, vescovo rimosso dalla Santa Sede per la mia lotta contro mafia e massoni"

Io, vescovo rimosso dalla Santa Sede per la mia lotta contro mafia e massoni"

Il caso di Francesco Miccichè, alto prelato di Trapani, rimosso dal suo incarico nonostante per i magistrati sia "parte lesa". Mentre la curia della città siciliana è al centro di uno scandalo sulla gestione di fondi e beni ecclesiastici. In una trama che vede protagonista anche lo Ior 

di Piero Messina

    

Io, vescovo rimosso dalla Santa Sede per la mia lotta contro mafia e massoni
                                                           "Il Vaticano ha sentenziato la mia condanna dipingendomi come un essere immorale da tenere alla larga, mi ha rottamato come pastore indegno, mi ha classificato mafioso, truffaldino e inaffidabile, mi ha trattato peggio di un delinquente, condannato all’inazione come un minus habens, un incapace”. Le parole sgorgano come pietre dal memoriale di Francesco Miccichè, documento di oltre cento pagine, redatto del vescovo alla guida della Diocesi di Trapani dal 1998 sino al 16 maggio 2012.
Quel giorno la rimozione arriva, a firma di Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia. E’ l’obbligo alle dimissioni. La nota inviata dalla Santa Sede – e classificata con il bollo di "segretissima” – ha il sapore della minaccia: senza  l’abbandono immediato della Diocesi, la destituzione si sarebbe celebrata con la pubblicazione sull’Osservatore Romano, entro 72 ore. Per un religioso, peggio di una fucilazione.
Da quel momento, Monsignor Miccichè tenterà in tutti modi di aprire un canale con la Santa Sede, prima con Papa Benedetto XVI e poi con il Santo Padre Francesco. Senza ottenere nulla, se non un brevissimo incontro, alla fine dello scorso anno con Papa Bergoglio: "Ho chiesto al Papa udienza per poter raccontare la mia storia – ammette il prelato – e il Santo Padre mi ha pregato di rivolgere la richiesta al suo segretario particolare”.
Non è successo nulla: Città del Vaticano, sul caso Miccichè, ha eretto il classico muro di gomma. Ora, in quel memoriale, il vescovo messo ai margini della comunità religiosa ripercorre la sua via crucis laica. Da oltre tre anni la Curia di Trapani è l’epicentro di una serie di inchieste giudiziarie che ruotano attorno alla gestione dei fondi e dei beni ecclesiastici. Sullo sfondo di quelle carte giudiziarie si intravede la lotta per il potere e per il controllo delle Diocesi siciliane, l’inviolabilità dello Ior e l’immancabile ipotesi di inquinamento mafioso. Con in più l’ombra della massoneria deviata.
Dossier anonimi, lettere false, bonifici bancari transitati sui conti dello Ior e transazioni con firme apocrife sono gli ingredienti di questo plot Vaticano in salsa siciliana, racchiuso nel dossier del vescovo. Ora che la Procura di Trapani, guidata da Marcello Viola, si avvia a chiudere le indagini, resta l’interrogativo di quella rimozione ex abrupto di Monsignor Miccichè dalla Diocesi. Perché il vescovo siciliano, secondo la ricostruzione dei magistrati, è considerato, almeno sino ad ora, "parte lesa” in quei procedimenti giudiziari.

Miccichè è convinto di pagare un conto dalla genesi antica. Sin dall’arrivo nella Diocesi, il vescovo siciliano ha messo nel mirino mafia e grembiulini. Nel marzo del 2000, attacca così le logge trapanesi e la mafia: ''La massoneria ha messo radici profonde nella nostra città, condizionandone la vita e lo sviluppo. Le Diocesi della Sicilia occidentale, tra le quali quella di Trapani, vivono in un territorio che è storicamente la culla del fenomeno malavitoso tristemente noto con il nome di mafia”. Scoppia un putiferio, con la massoneria italiana che accusa il monsignore di oscurantismo. Miccichè sarà minacciato: "mi venne detto – da un padre della Società religiosa di San Paolo, ndr - che se non mi fossi convertito e iscritto alla massoneria avrei fatto una brutta fine. Tragica profezia”.
Il vescovo di Trapani chiederà aiuto al Vaticano: "Chiesi udienza al Cardinale Joseph Ratzinger allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e fui ricevuto dall’allora Segretario della stessa congregazione Sua Eccellenza Mons. Tarcisio Bertone al quale riferii quanto mi era successo e a lui chiesi lumi su come comportarmi… Alla mia obiezione come mai non si mettesse un freno ai preti che andavano in tutta Italia a fare conferenze in favore della massoneria, Bertone mi rispondeva candidamente: Ma cosa vuole, Eccellenza, anche in Vaticano ci sono cardinali, vescovi e prelati iscritti alla massoneria”.
Schizzi di fango colpiranno l’episcopato di Miccichè a Trapani di nuovo nel 2009, quando un esposto anonimo, il primo di una lunga serie, sarà recapitato alla Procura nazionale antimafia, allora retta da Piero Grasso, al Cardinale Bertone e al Cardinale Re. In quel documento si accusa Miccichè di avere al suo fianco come "segretario vescovile” un esponente di una famiglia della mafia rurale di Alcamo.
In quel documento, per la prima volta, viene citata anche la Fondazione Auxilium, struttura sanitaria guidata dalla Diocesi di Trapani e convenzionata con la Regione siciliana. Miccichè respingerà ogni accusa e dimostrerà che quel "segretario”, era in realtà solo l’autista dalla Diocesi di Trapani, assunto prima del suo arrivo. Miccichè non nega di avere subito pressioni dalla mafia: "Anch’io da subito arrivato in Diocesi fui avvicinato da persone di questo genere che mi chiesero con fare perentorio di interessarmi in loro favore presso la Procura di Trapani che aveva sequestrato i loro beni, reputandoli prestanome di potenti mafiosi di Alcamo. Il mio diniego fu secco e l’atteggiamento e le parole degli interessati suonarono come una minaccia, ma non mi pento affatto di avere agito come ho agito e di non essermi piegato ai loro dictat”.
Nel mese di febbraio del 2011 la Diocesi di Trapani finisce al centro di uno scandalo finanziario. Si ipotizza un buco milionario nei conti della Curia. Sotto la lente delle Fiamme gialle finisce anche la gestione di due fondazioni della curia siciliana, la Auxilium e la Campanile, già fuse nel 2007. Auxilium è una struttura sanitaria con oltre 300 dipendenti e conta su una convenzione dal valore di 5 milioni di euro con la sanità regionale. Miccichè, nel 2009, ha nominato suo cognato come procuratore della fondazione. La giustizia italiana e quella vaticana si mettono in moto.
Le indagini puntano anche al direttore degli uffici amministrativi della curia di Trapani, padre Ninni Treppiedi. Alla fine, nell’inchiesta della Procura di Trapani risulteranno 14 indagati con ipotesi di reato che vanno da diffamazione, calunnia e falso, a truffa, appropriazione e riciclaggio. Treppiedi avrebbe aperto conti correnti allo Ior: da semplice sacerdote non li avrebbe potuti tenere. Su quelle transazioni la Procura di Trapani avvia una rogatoria internazionale, ancora oggi ferma su un binario morto.
Il nome di Treppiedi apparirebbe anche nel memoriale dell’ex direttore generale dello Ior, Gotti Tedeschi. Sulla base di quelle indagini "laiche” Miccichè sospende a divinis don Treppiedi. La procedura verrà confermata e rafforzata da un decreto della  Congregazione del Clero del Vaticano. Tra le spese di quella gestione anche l’acquisto di auto di lusso, donate a cardinali delle alte sfere vaticane. Alla fine, Treppiede – legato un tempo a personaggi della politica siciliana come l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì – deciderà di collaborare con la giustizia. Un contributo, affermano dalla Procura di Trapani, "di assoluto valore”. Ma intanto contro Miccichè si scatena l’inferno.
Treppiedi , dopo la sospensione a divinis, sporge denuncia contro il vescovo Miccichè, accusato di avere svuotato i conti della curia. Il Vaticano invia un visitatore apostolico, Monsignor Domenico Mogavero. Miccichè non potrà mai leggere il contenuto della relazione che porterà alla sua rimozione. Accusato di aver depredato la Curia, Miccichè si difende e mostra gli estratti bancari: "altro che senza un soldo, quando ho lasciato la Diocesi di Trapani sul conto c’era più di un milione di euro, mentre la Fondazione Auxilium disponeva di oltre otto milioni di euro”. Sempre in quel periodo, il vescovo deve difendersi da una campagna denigratoria costruita ad arte. 
Viene diffusa una lettera su carta intestata della Diocesi di Trapani. E’ indirizzata a Luigi Bisignani, l’uomo al centro dello scandalo P4. Nella missiva che reca la firma di Miccichè, si chiede l’intercessione in Vaticano da parte di Bisignani perché  "il Papa - a quel tempo Benedetto XVI, ndr - non è in grado di decidere più nulla e il potere è demandato nelle mani dei Salesiani e in particolare del Cardinale Bertone che lo esercita in modo delinquenziale e spregiudicato”. Quella lettera – lo dimostreranno i magistrati - è un falso.
Monsignor Miccichè tenta la difesa e veste i panni dell’investigatore: si mette sulle tracce dell’attività svolta da Treppiedi allo Ior. In più, aiuta i magistrati ad accedere nei luoghi di culto coinvolti nell’indagine per  transazioni immobiliari sospette. Per la Santa Sede sono peccati mortali.
Nel memoriale del vescovo siciliano appiedato dal Vaticano si legge: "Io stesso mi sono recato allo Ior per conoscere se in qualche modo la stessa Diocesi di Trapani o la mia persona fossero stati coinvolti, a mia insaputa, in operazioni di riciclaggio. Allo Ior non ho ottenuto alcuna informazione. Sono stato indirizzato dal Sostituto della Segreteria di Stato, Sua Eccellenza Mons. Giovanni Angelo Becciu, il quale non ha reputato opportuno ricevermi. Dalla mia visita presso lo Ior ho potuto accertare, però, che molti presso questo istituto conoscevano don Treppiedi. Per loro era capo ufficio alla Congregazione di Propaganda Fide”.
 
Je, évêque retiré du Saint siège pour mon combat contre la mafia et les francs-maçons"
Le cas de Francesco Miccichè, grand prêtre de Trapani, démis de ses fonctions en dépit de la magistrature est « lésée ». Alors que la Curie de la ville sicilienne est au centre d'un scandale sur la gestion des fonds et des biens de l'église. Dans un terrain qui comprend également l'Ior
Piero Messina
28 octobre 2014
Je, évêque retiré du Saint siège pour mon combat contre la mafia et les francs-maçons
« Le Vatican a jugé ma dipingendomi comme une condamnation être immoral pour éloigner, j'ai été mis au rebut comme indignes de Berger, j'ai classé les mafieux, truffaldino et peu fiable, j'ai été traité pire qu'un criminel, condamné à l'inaction comme un négatif habens, un incompétent ». Les mots jaillissent comme Francis memorial pierres de la Miccichè, document plus d'une centaine de pages, élaboré par l'évêque à la tête de la diocèse catholique romain de Trapani du 1998 jusqu'au 16 mai 2012.
Ce jour arrive, enlèvement par Adriano Bernardini, nonce apostolique en Italie. C'est une obligation de démissionner. La note envoyée par le Saint-Siège – et classées avec le timbre « top secret » – a le goût de la menace : sans l'abandon immédiat du diocèse, le licenciement serait ont célébré avec la publication dans l'Osservatore Romano, dans les 72 heures. Pour un religieux, pire qu'un tir.
Depuis ce temps, Mgr Miccichè vais essayer par tous les moyens pour ouvrir un canal auprès du Saint-Siège, tout d'abord avec le Pape Benedict XVI, puis avec le Saint Père Francis. Sans obtenir quoi que ce soit, à l'exception d'une brève réunion de fin d'année dernière avec Pape Bergoglio: "J'ai demandé au pape une audience pour pouvoir raconter mon histoire – admet le prélat – et le Saint père m'a demandé d'envoyer la demande à son secrétaire personnel".
Rien n'a changé : Città del Vaticano, sul caso Miccichè, a érigé le mur de caoutchouc classique. Maintenant, dans ce mémoire, l'évêque mis en marge de la communauté religieuse trace son chemin séculaire de la Croix. Depuis plus de trois ans, la Curia de Trapani est l'épicentre d'une série d'enquêtes judiciaires autour de la gestion des fonds et des biens ecclésiastiques. Dans le contexte de ces documents de la Cour, vous pouvez voir la lutte pour le pouvoir et pour le contrôle des diocèses de la Sicile, l'inviolabilité de l'Ior et l'hypothèse de mafia de pollution inévitable. Avec l'ombre de la franc-maçonnerie détournées.
Dossier anonyme, fausses lettres, comptes bancaires de l'Ior ont transité et transactions avec les signatures apocryphes sont les ingrédients de cette sauce sicilienne du Vatican de parcelle, enveloppé dans le dossier de l'évêque. Maintenant que les procureurs à Trapani, dirigé par Marcello Viola, vous commencez à fermer les enquêtes, reste la question de l'enlèvement de Monseigneur Miccichè brusquement du diocèse. Parce que l'évêque sicilien, selon la reconstruction du système judiciaire, est considérée, au moins jusqu'à présent, "lésée" dans cette affaire.
Miccichè est convaincu de payer un compte de la Genèse au début. Depuis son arrivée dans le diocèse, l'évêque a mis dans la mafia sicilienne et tabliers. En mars 2000, attaquant les loges de Trapani et la mafia: '' la maçonnerie a mis des racines profondes dans notre ville, contrôlant ainsi leur vie et leur développement. Le diocèse catholique romain de la Sicile occidentale, y compris les forets, vivez dans une région qui est historiquement le berceau des jeunes délinquants tristement phénomène connu comme la mafia ". Un chahut éclata avec la franc-maçonnerie italienne qui a accusé le Monseigneur d'obscurantisme. Miccichè sera menacée: « on m'a dit – par des pères de la société religieuse de São Paulo, Ed-que si je devais converti et rejoint les francs-maçons auraient fait une mauvaise fin. Prophétie tragique."
Évêque de Trapani aidera le Vatican: "J'ai demandé à l'audience au Cardinal Joseph Ratzinger, alors Préfet de la Congrégation pour la doctrine de la foi et a été reçu par la Secrétaire lors de la même Congrégation son excellence Mons. Tarcisio Bertone dont j'ai parlé a été un succès et il demande comment les lumens et... Mon objection comme jamais mettre un frein aux prêtres qui ont varié dans toute l'Italie pour faire des conférences en faveur de la franc-maçonnerie, Bertone, je lui ai répondu franchement : mais que diront, excellence, même au Vatican il y a des cardinaux, évêques et prélats entrés à la franc-maçonnerie ".
Éclaboussure de boue frappera l'épiscopat de Miccichè à Trapani à nouveau en 2009, lorsqu'un anonyme exposés, le premier d'une longue série, seront envoyées au Procureur national Antimafia, puis dirigé par Piero Grasso, au Cardinal Bertone et le Cardinal Re. Dans ce document, il accuse Miccichè pour avoir à ses côtés comme « Secrétaire de l'évêque » un exposant d'une famille de la mafia rurale d'Alcamo.
Dans ce document, pour la première fois, il a également cité la Fondation Auxilium, établissement de santé dirigé par le diocèse catholique romain de Trapani et actualisés avec la région sicilienne. Miccichè sera réfute toute accusation et prouver que le « Secrétaire », était en fait seulement le pilote du diocèse de Trapani, prise avant son arrivée. Miccichè ne nie pas avoir subi des pressions de la mafia: "maintenant, je suis arrivé dans le diocèse a été approché par des gens de ce genre qu'ils m'ont demandé de s'impliquer dans une impérative en leur faveur à la Procureur de Trapani qui avait pris leur propriété, de la reputandoli puissant mafieux figure de proue d'Alcamo. Mon refus était sec et l'attitude et les mots de l'intéressé a joué comme une menace, mais je ne regrette pas du tout qu'ils ont agi comme j'ai fait et ne pas plier à leur volonté. »
En février 2011, le diocèse catholique romain de Trapani se termine au centre d'un scandale financier. C'est un trou dans les comptes de la millionnaire de la Curie. Sous l'objectif de la Fiamme gialle termine également la gestion des deux fondations de Curie sicilienne, l'Auxilium et clocher, déjà fusionné en 2007. Auxilium est un établissement de santé avec plus de 300 collaborateurs et s'appuie sur un accord d'une valeur de 5 millions de santé régionaux. Miccichè, en 2009, a nommé son beau-frère comme procureur général de la Fondation. La justice italienne et le Vatican est en mouvement.
L'enquête a également souligné le directeur des bureaux administratifs de la Curie de Trapani, trépieds Ninni père. Finalement, dans l'enquête sur le parquet de Trapani sont 14 suspects avec changement de voie allant de diffamation et faux, d'escroquerie, d'appropriation et de recyclage. Trépieds ouvrirait la vérification des comptes à l'Ior : un prêtre ordinaire ne pouvait pas les garder pas. Sur ces transactions procureur perceuses rogatoires internationales de démarrage s'arrête toujours sur une voie d'évitement.
Le nom apparaît également des trépieds dans le mémoire de l'ancien directeur général de l'Ior, Gotti Tedeschi. Basé sur ces enquêtes « laïque » Miccichè suspend un trépieds de don divinis. La procédure est confirmée et renforcée par un décret de la Congrégation pour le clergé au Vatican. Entre les frais de gestion, même l'achat des voitures de luxe, faire un don aux cardinaux des échelons supérieurs du Vatican. Finalement, trépied-lié une fois dans la politique sicilienne, des personnalités comme l'ancien sous-secrétaire au sein de Antonio D'ali – décide de coopérer avec la justice. Une demande de contribution par le parquet de Trapani, « valeur absolue ». Mais en attendant, contre Miccichè, tout l'enfer se déchaîne.
Trépieds, après un arrêt dans divinis, dépasse la plainte contre l'évêque Miccichè, accusé d'avoir vidé les comptes de la Curie. Le Vatican envoie un visiteur apostolique, Mgr Domenico Mogavero. Miccichè ne lira jamais le contenu du rapport qui conduira à sa suppression. Accusé d'avoir pillé la Curie, Miccichè se défend et Découvre des relevés bancaires: "rien, mais sans le sou, quand j'ai quitté le diocèse de Trapani en nom il y a plus de 1 million d'euros, tandis que la Fondation Auxilium comptait plus de 8 millions". Au cours de cette période, l'évêque doit défendre contre une campagne de dénigrement construite pour l'art.
Est distribué une lettre à en-tête de la diocèse de Trapani. Il s'adresse à Louis Bisignani, l'homme au centre du scandale, P4. Dans la missive, qui porte la signature de Miccichè, intercession est demandée au Vatican par Bisignani parce que "le pape-Benoît XVI à l'époque, ED-est incapable de décider quoi que ce soit et pouvoir repose entre les mains des Salésiens en particulier le Cardinal Bertone qui exerce alors délinquante et impartiale". Cette lettre – il se révélera les magistrats-est un faux.
Mgr Miccichè essaie de défendre et joue le rôle du détective : vous mettez sur la piste du travail accompli par le trépied à l'Ior. En outre, il permet de procureurs l'accès aux lieux de culte impliqué dans l'enquête pour transactions immobilières suspectes. Le Saint-siège sont péchés mortels.
En mémoire de la Sicile étant laissée de côté par l'évêque de Vatican se lit comme suit: « J'ai moi-même je suis allé à l'Ior de savoir si en quelque sorte le même diocèse de Trapani ou ma personne ont été impliqués, mon insu, dans les opérations de recyclage. À l'Ior, je n'ai pas toutes les informations. J'ai été chargé par le substitut de la secrétairerie d'Etat, son excellence Mons. On envisagera Giovanni Angelo Becciu, qui n'ont pas reçu. De ma visite à l'Ior je pouvais assurer, cependant, que beaucoup à cette institution savaient don trépieds. Pour eux, c'était le siège de la Congrégation de Propaganda Fide ".


03/01/2015
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